mercoledì, novembre 19, 2008

Domanda: ma è la famiglia Della Valle che sta facendo un favore a Firenze, o è Firenze che sta dando una bella mano a loro?

Ognuno avrà la sua risposta ma, fatti due conti, viene da pensare che sia Firenze ad aver più bisogno dei Tod´s men che non viceversa. E questo al di là di ogni demagogia populistica sul destino della squadra che questa città ama più di se stessa, il che non è un modo di dire, visto che la Fiorentina viaggia da un pezzo nell´élite del calcio mentre Firenze segue a debita distanza, sempre alla ricerca di una identità che sorpassi quella della bella un po´ attempata sempre a caccia di un turismo da una sveltina e via.
Beh, in questa storia c´è una premessa che non va mai dimenticata: nei giorni del fallimento gli imprenditori fiorentini si eclissarono in ogni dove pur di non farsi trovare dal sindaco Domenici. Forse anche perché entrare nel calcio non è per tutti. Più che ai profitti al massimo puoi puntare a quella popolarità che nessun consiglio di amministrazione mai ti darà. Un palcoscenico quotidiano e anche un po´ stressante, oltre che caro, perché se all´inizio per Della Valle la Fiorentina fu una vera occasione da outlet, poi di milioni sulla squadra ne sono stati messi tanti (oltre cento). E siccome i Ddv sono per fortuna degli imprenditori avveduti, non deve suonare così strano che, oltre a spendere, abbiano anche cercato di capire da che parte potessero rientrare, almeno in parte, quei soldi. Beh, ormai sono anni che Fiorentina e Firenze giocano la loro partita a scacchi, a volte con garbo, a volte con un filo di tensione addosso. Sbarcando a Firenze la famiglia di Casette d´Ete ha trovato un museo a cielo aperto ma anche un ground zero del pallone (palestra ammuffita compresa), un grande vuoto da riempire con idee, altri investimenti e una dose infinita di pazienza. Basterebbe la storia del centro sportivo (da Incisa ai campini) a dare la misura di quella che è, da queste parti, la differenza tra il dire e il fare. Va detto che i Dv brothers a scacchi sanno giocare. Mentre da una parte costruivano una squadra ambiziosa, dall´altra lavoravano di programmazione e di diplomazia, iniziando a chiedersi che senso avesse pagare un affitto alto per uno stadio vetusto, solo per usare degli uffici e degli spogliatoi durante la settimana, e il campo ogni due. Quindi: ok mettere i soldi per fare il cosidetto mini-centro sportivo, ma allora lasciateci usare come diciamo noi il Franchi, iniziando dalla ristrutturazione degli interni, compresi quei bar fermi ai tempi di Galdiolo e Della Martira.
Il senso è: basta convenzioni usa e getta. Così è arrivata la richiesta di un accordo lungo dodici anni. Tanti. Già. Ma se non a loro, a chi? La mossa dei Dv è una specie di scacco alla regina. La contromossa del Palazzo è: bene i 12 anni, ma solo se portate un´idea per uno stadio nuovo. E questo è un assist vincente per Diego e Andrea, che tra l´altro, in questi anni, hanno capito che nessun politico si metterà mai apertamente contro di loro, quindi contro la Fiorentina, quindi contro l´unica entità cittadina (o quasi) in grado di farsi notare sui media nazionali. Anche perché le elezioni si avvicinano e i politici rampanti hanno capito che dal punto di vista della comunicazione la Fiorentina sta alla tramvia come Frey al secondo portiere dell´Antella (che comunque sarà fortissimo, sia chiaro). E allora non ci vuole molto a tirare le somme per riuscire a muovere qualcosa nella palude di casa nostra. Ecco la mossa per lo scacco matto: un mega progetto con stadio, centri commerciali, strutture sportive e di intrattenimento. E sotto il progetto c´è anche la didascalia firmata Dv. In sintesi: «Se vogliamo vincere davvero allora facciamo così, e decidiamo alla svelta, altrimenti...». Nessuno dei politici presenti, a parte il sindaco, aveva mai visto quel progetto. Imbarazzo generale. E poi una marea di «sì, beh, certo, bello, lavoriamo, vediamo...». Qualcuno forse si assume la responsabilità di negare il terzo scudetto a Firenze? E allora ecco una variazione del piano strutturale dell´area di Castello (ma di quello si riparlerà, se va bene, molto più in là) e, soprattutto, l´accordo sulla convenzione lunga 12 anni che i Della Valle volevano per rimettere le mani sul Franchi. E così il matrimonio continua. Con una certezza in più. Perché se è vero, come detto, che Firenze ha bisogno dei Della Valle, forse sarebbe l´ora di incominciare a pensare che anche la Fiorentina debba avere la possibilità di poter contare su una città ambiziosa come lei.

Benedetto Ferrara
Fonte La Repubblica

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