sabato, dicembre 09, 2006

...

Stavolta il calcio non c'entra. Stavolta, come tante altre volte, le vicende della vita non ti permettono di nasconderti dietro a battute più o meno simpatiche, o dietro discorsi che in fondo in fondo non dicono molto di quel che sei, e di quel che siamo. Le filosofie sulla vita e le frasi dei saggi stavolta non servono a nulla. Non servono come tutte quelle volte in cui qualcosa o qualcuno ti costringe, per quanto uno preferisca stare davanti a situazioni o strutture che dovrebbero aiutarlo a vivere più serenamente, a fare i conti con il peso della reatà. A volte sono "piccole" cose (che per molti rimangono sconosciute e per tanti irrilevanti) a riportarti davanti all'essenziale o all'esistenzialità: Alberto D'Aguanno è morto stamani mattina. Probabilmente nel sonno, probabilmente senza neanche rendersi conto che non avrebbe potuto più riabbracciare i suoi figli, il più piccolo di poche settimane, o di non aver potuto dire esplicitamente alla persona che più riconosceva cara e essenziale per sè, ciò che ogni giorno, dentro il limite di ogni uomo, uno vorrebbe sempre poter dire con ogni gesto. Io, D'aguanno, certo non lo conoscevo e può addirittura sembrare una forzatura prendersi certe libertà parlando di uno sconosciuto... ma sconosciuto proprio non lo era. Era uno che si vedeva che amava il calcio e il lavoro che faceva... e il suo temperamento permetteva di accorgerci con maggiore facilità di questo. Morire nel sonno a 42 anni. Non è tanto il morire, ma quanto questa assoluta incapacità dell'uomo di portare a termine un disegno di bene secondo un desiderio che umanamente, ragionevolmente, si ribella a questo limite dell'essere e delle cose. Un limite, una fragilità e precarietà ultima che continuamente ci sorprende inermi davanti ad avvenimenti che sono più decisivi e determinanti di ogni nostra più cara volontà.
Questo articolo non gli rende certo omaggio... e sinceramente non ne ha bisogno D'Aguanno... ma è la triste e banale sorpresa, forse anche troppo istintiva, per questa continua enigmaticità in cui la vita troppo spesso ci ributta. Speriamo di sorprendere presto il "perchè" di tante, troppe, cose misteriose con non sono umanamente accetabili... un "perchè" che permetta a questo desiderio, troppo spesso disatteso, mal trattato e tradito, di uscirne da vincitore... non nelle filosofie sulla vita, ma come esperienza di una vita...