mercoledì, dicembre 06, 2006

I "CASINI" DELLA POLITICA ITALIANA

Non so se è legittimo definire la gente scesa in piazza a Roma il 2 dicembre come "il popolo della libertà" certamente le migliaia di persone che hanno riempito le strade di Roma e Piazza San Giovanni lo scorso 2 dicembre è, senz adubbio, un popolo civile. Ne una vetrina spaccata, ne uno spintone, nessun aumento di quantitativo di cannabis nell'aria inquinata di Rom: tutti santi? no di certo. I nostalgici del Ventennio non mancano - e sono, aldilà delle considerazioni politiche uno spettacolo folcloristico divertente e allo stesso tempo suggestivo. Nessuna camionetta dei carabinieri assalita, nussun oggetto tirato contro le forze dell'ordine (che hanno solo chiuso il corteo), nessuna carica e nessuna vetrina spaccata. In questo, priam ancora che nei discorsi lanciati dai leader del centro destra, si può registrare una prima sostanziale differenza tra chi anima la scena politica italiana attuale. Non prendiamoci in giro: i politici, bene o male, sono sempre gli stessi, riciclati delal vecchia prima repubblica, o figli delle vecchie scuole di partito. Ma non partiamo da Adamo ed Eva altrimenti non si finisce davvero più. Voglio solo mettere sul piatto alcune questioni che da oggi mi paicerebbe seguire con qualche amico del blog (redazione permettendo). Si è fatto, giustamente, un gran parlare di questa manifestazione. Quasi 2 milioni, secondo le stime (sempre gonfiate) degli organizzatori sono scesi in piazza per protestare contro la finanziaria del governo Prodi. Riempire cosi piazza san Giovanni, palcoscenico storico delle manifestazione dei compagni con la bandiera rossa, è stato un grandissimo successo per tutti i leader del centro destra che hanno partecipato alla manifestazione. Su tutti Berlusconi, riconfermato a furor di popolo ma anche dalle parole di Bossi e Fini, e di Fini stesso, che, nella sua Roma, ha saputoi parlare con stile ed efficacia a tutti: aglia alleati, presenti e non, alla piazza, ai leaders di governo. Insomma un successone per gli organizzatori. Gli organizzatori; non per il centrodestra. Assente ingistificato e ingiustificabile, Pierferdinando Casini, che in contemporanea si presentava a Palermo, terra amica della croce rossa in campo bianco, per manifestare sì contro il governo e l'attuale maggioranza ma prendendo le distanze, non solo a parole (pesantissime), dai suoi coinquilini di casa (delle libertà). Insomma proprio quando gli occhi e le telecamere puntanotutta la loro attenzione sull'opposizione ecco che questa si presenta, agli occhi del paese, divisa. E' una politica strana quella italiana. Strana perchè tanto più sono chiare le emergenze del paese, tanto più si dimostra frammentata la sua compagine politica. Il governo di Prodi, specialmente la sua coalizione, prima ancora che nel dettaglio delle norme e dei provvesimenti proprosti nel testo della legge fianziaria, è imbarazzante (o almeno dovrebbe esserelo) agli occhi dei più e di se stesso. Non si era mai visto nella storia del nostro paese un governo scendere in paizza per protestare contro se stesso. Paradosso? Certo! Fantasia? purtroppo no!! Ma questo tanto è evidente e irragionevole tanto non pare interessante da approfondire: ci lascia semplicemnte senza parole, accerditanzo ancora di più quelle voci che vedevano nell'Unione non tanto una forza di governo, ma un cartello elottorale che potesse, innanzitutto impedire a Berlusconi di occupare per altri 5 anni Palazzo Chigi. Ma torniamo all'opposizione, e proviamo a cercare di dare un senso a quanto intrpreso e dichiarato dal leader dell'UDC. Casini non è nato ieri e quindi, si presuppone che dietro a qeusta decisione vi sia una precisa strategia politica. Vedere in questo un primo passo verso il centrosinistra è cosa troppo forzata e troppo in contrasto con l'atteggiamento ideale che l'UDC ha cercato, comunque, di mantenere nel tempo. Follini è un bruttissimo precedente e un esmpio da non seguire, ma le capacità dell'ex presidente della Camera, sinceramente mi paiono ben altre. La scolta crociata di palermo trova la sua prioncipale giustificazione, ufficiale e non ufficiosa (non è un errore di battitura), nelal considerazione, esposta a Ballarò dallo stesso Pierfierdi, che il sistema bipolare italiano è ormai in mano alle ali estremdei 2 schieramenti. Del resto lo scarto percentuale tra le due coalizioni, soprattutto dopo quanto successo nell'ultima tornata elettorale, ha ancor di più costretto i pariti guida dei poli, a cercare di recuperare, in termini di allenze innanzitutto, qualsiasi simbolo o accorpamento cittadino che potrebbe rivelarsi in futuro determinante per l'esito elettorale: e così ecco i Pensionati, lasciati senza mobili e poltrone dal Mortadella, ritornare alla casa madre (presenti sul palco romano) con tutti gli onori: questi sarebbero gente da prendere a martellate nei denti per aver regalato il paese al centrosinistra in cambio di posizioni, misere di potere...
Insomma Casini non vuole dividere il palco con la Mussolini e con il leader della Fiamma Tricolore... e non vuole lasciare a Caruso e Giordano l'ultima parola sulle decisoni di questo debole, ma probabilmetne longevo, governo. C'è solo da domandarsi, è questa la strada giusta? E' davvero un problema politico - in senso di programmi e di valori - o è una cosa risolvibile con la modifica della legge elettorale (questione di strategia politica più che di ideale politco)?!? O forse Casini vuole uccidere il bipolarismo provando a rioccupare e a rilanciare quel centro che ancora una volta potrebbe tornare a rappresentare, numeri alla mano, un partito liberal-cattolico-moderato di maggioranza? Casini sta lavorando per sè o per un progetto alternativo di governo? La domanda vale un milione di dollari: al momento mi sento di fare solo alcune considerazioni: 1) non può, ad oggi, esistere un'alternativa al centrosinistra, senza Silvio Berlusconi; 2) il connubio tra una certa parte del centrosinistra e i suo estremi non hanno radici solo elettorali, ma vive di una simbiosi culturale che non permetterà una esclusione degli estrmismi (e non quindi degli estremisti) nello schieramento del centrosinistra (ma anche in alcune del centrodestra, che però hanno un peso politico quasi irrisorio); 3) questa classe politica ha saputo dimostrarsi capace di sopravvivere a qualsiasi tentativo di rinnovamento del sistema, dove sbarramenti o tentativi di reale rappresentatività hanno già troppe volte fallito: rose nel pugno, accozzaglie di simboli, nomi e sigle... insomma il politico della prima repubblica è tutt'altro che in via d'estinzione. Speriamo solo che la Piazza non si stanchi di credere e di gridare, iniziando magari a giudicare le cose non più con gli slogan lanciati dalle testate dei quotidiani, ma con i criteri della propria testa.